fotografia nel cinema

Jimmy Olsen: il fotoreporter del Daily Planet

tv Jimmy lavora a Metropolis per una testa giornalistica: il Daily Planet.

Il suo nome completo è James Bartholomew Olsen. E’ un cronista alle prime armi e si occupa anche della realizzazione delle fotografie per il giornale.

Al Daily Planet svolge incarichi a fianco di Lois e Clark, due giornalisti più esperti che Jimmy ammira molto.

Nel film “Superman il ritorno” la parte del giovane fotografo è interpretata dall’attore Sam Huntington (Marc McClure interpretò questo ruolo in Superman II, III e IV). Olsen utilizza una reflex digitale, per la prima volta in un film di Superman. Ma non è solo di attrezzatura che voglio parlare. In particolare mi interessa un dialogo avvenuto nell’ufficio di Perry White, direttore del Daily Planet.

Perry White: “queste sono due icone scattate da un bambino di 12 anni con un cellulare. Tu che cos’hai Olsen?
Jimmy: “io ho fatto queste”.
Il fotografo mostra al direttore ed a Lois Lane una foto.
Jimmy: “guarda in cielo, capo”.
Lois Lane: “è un uccello?
Direttore: “è un aereo?
Jimmy: “no, guarda: è Superman!
Nel frattempo Clark Kent apre la porta dell’ufficio ed entra.
Clark: “voleva vedermi?”

Perry White indica due fotografie e dice: “Queste sono due icone”.

Cosa sono le icone? Tutte le fotografie sono icone? No, solo alcune. Poiché non ho mai amato le definizioni, non spiegherò che cos’è un’icona ma farò semplicemente alcuni esempi.

La foto di Che Guevara, quella che si vede sulle magliette vendute in mezzo mondo, è un’icona. Anche la foto scattata nel 1945 da Alfred Eisenstaedt – il bacio tra il marinaio e l’infermiera – è un’icona. La foto scattata da Dorothea Lange nel 1936 in California a quella donna con i figli lo è; la potete scaricare gratuitamente ad elevata risoluzione dal sito della biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.

Altri esempi. L’esecuzione in strada di un prigioniero immortalata da Eddie Adams nel 1968 in Vietnam; i marine che innalzano la bandiera americana ritratti da Joe Rosenthal; l’immagine creata da Jewgeni Khaldej il 4 maggio 1945; la foto delle sevizie al prigioniero di Abu Grahib è diventata un’icona. I Beatles sulle strisce pedonali di Abbey Road.

Come potete vedere, non tutte le foto che ho indicato come “icone” sono delle belle immagini; solo un’idiota, per esempio, potrebbe dire che la foto dell’esecuzione di un prigioniero è bella. Non tutte ritraggono personaggi noti e famosi. Non tutte sono state realizzate da fotografi professionisti. Alcune sono state “dirette” dallo stesso fotografo, come nel caso di Chaldej che si era portato dietro la bandiera russa ed ha dato precise indicazioni ai soldati per mettersi in posa.

Tutte queste fotografie hanno in comune una cosa: sono diventate dei simboli. Una è il simbolo della Grande Depressione degli anni ’30, l’altra è l’icona della fine di una guerra, i Beatles che attraversano Abbey Road sono un’icona degli anni ’60…

Jimmy Olsen avrebbe dovuto documentare il ritorno di Superman: questo era ciò che il direttore del Daily Planet si aspettava dal fotografo professionista del giornale.

Nella finzione del film un ragazzino che si trovava nel posto “giusto” al momento “giusto” con un cellulare con fotocamera integrata ha scattato le Immagini, con la “I” maiuscola, del ritorno in azione del supereroe, dopo i cinque lunghi anni di assenza dalla Terra. Ma questo, appunto, è solo un film. E nella realtà? Chi realizza e chi realizzerà le prossime icone?

Per chi ha tempo da perdere, c’è il videogioco; si intitola: “Fotografa Superman“. L’incarico è quello di fotografare l’uomo d’acciaio mentre sorvola i cieli di Londra, Honk Kong, Sydney e Metropolis. Ho giocato due volte alla prima ho totalizzato 62 punti ed alla seconda 104. E’ una specie di tiro al bersaglio, dove non è richiesto alcun impegno creativo da parte del fotografo.

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